Ho incontrato la Groenlandia ad agosto 2017, ma ne avevo sentito parlare già nel 2013 leggendo “Dove il vento grida più forte” di Robert Peroni. All’epoca pensavo che la Groenlandia fosse troppo a nord perché potessi mettermi in contatto con lei da un giorno all’altro.
Poi c’è stata l’esperienza islandese che ha cambiato il significato delle coordinate geografiche. A dicembre 2016 stavo per prenotare la quarta partenza consecutiva per l’Islanda, quando sono capitata a una serata di presentazione dell’ultimo racconto/ reportage di Giorgio Fornoni: l’inverno a Tasiilaq, nella Groenlandia orientale, ospitato nella Utiili Aapalartoq (la Casa Rossa) di Robert Peroni. Erano entrambi in sala, disponibili a rispondere alle domande. Non ho aperto bocca, ma ho deciso che era arrivato il momento di partire.
In 14 giorni di viaggio ho scoperto che non si va in Groenlandia, ma si vive con la Groenlandia e con i groenlandesi. Puoi fare il visitatore curioso solo se desideri sentirti corpo estraneo o zoologo. Certo non è facile trovare le parole per relazionarsi a un luogo come si è soliti fare con le persone, ma la fatica nel provare ti fa capire quanta poca considerazione siamo soliti dare a quel che ci sta attorno, come se stesse solo lì e non ci facesse provare nulla. E ti puoi anche stupire di come le persone che vivono con quel posto da anni non sbiadiscano affatto nel momento in cui riconosci maggiore potere all’ambiente, al contrario risaltano per la dimestichezza che hanno nel rapporto con quel luogo, per quanto sono stati in grado di capirlo.
Chi è la Groenlandia?
Ha un nome che tutti conoscono, ma al quale pochi sanno associare un volto. Si sa che è a Nord, ma, sarà che siamo abituati a guardare il mappamondo a partire dalle nostre latitudini (l’Italia è compresa tra i 37° e i 47° di latitudine Nord), che quando arriviamo con il ditino alla Groenlandia abbiamo l’impressione di tentare l’estremo. Magari, se fossimo nati con lei, ci sembrerebbe normale vivere tra i 59 e gli 83° di latitudine Nord e il resto del mondo ci sembrerebbe una trascurabile emanazione della nostra terra.
Semplifico: la Groenlandia ha le sembianze di una testa di cane con il collo attaccato al Mar Glaciale Artico (per intenderci quello al cui centro sta il Polo Nord), che guarda verso Sud. Per lo meno per chi ha i miei stessi risultati con il test di Rorschach…
E’ la più grande isola del mondo (più o o meno come 7 Italie), ma vive con circa 57.000 abitanti (meno di 1/1000 degli italiani). Diciamo che la ragione principale di questa “penuria di gente” è il fatto che l’80% circa della superficie groenlandese è coperta da una calotta di ghiaccio che raggiunge i 3 km di spessore e che, al di là delle questioni di assottigliamento da cambiamento climatico, non si volatilizza nemmeno d’estate. Ed eccoci al punto numero 2 delle cause della bassa densità di popolazione: anche se è nel nostro stesso emisfero, quindi la stagionalità non è invertita come se si parlasse dell’Australia, in pratica conosce una stagione estiva nei mesi di luglio – agosto e poi vive 10 mesi di inverno (con graduale variazione delle ore di luce e di buio, passando da giorni di sola notte a fine anno a giorni di sola luce a metà dell’anno). Esiste infine una ragione numero 3: la sua superficie è rocciosa o è permafrost (strati di sedimenti o terra congelati), per cui impossibile da coltivare. Ma lei si piace così com’è.
Ma allora chi la vive? Gli inuit, la popolazione indigena della Groenlandia (che non sono gli Eschimesi, perché gli Eschimesi comprendono anche altre popolazioni indigene). E poi c’è una minoranza di europei continentali, soprattutto danesi e norvegesi.
4 tratti distintivi
- Non si può andare in macchina dalla Sig.ra Groenlandia, nel senso che non ha proprio senso farlo, perché le strade le ha solo nei centri abitati, quindi ci si sposta in elicottero, barca, kayak o con la slitta trainata dai cani;
- la Groenlandia è una nazione membro del Regno di Danimarca. La lingua ufficiale è il groenlandese, ma la moneta è la corona danese. Il groenlandese in realtà comprende 4 varianti, una occidentale e una orientale, una meridionale e una settentrionale (il dialetto di Thule) che sono incomprensibili l’una all’altra, per cui la popolazione utilizza il danese come canale di comunicazione. Il groenlandese ufficiale è quello occidentale;
- la Sig.ra Groenlandia è grande, per questo al suo interno si osservano delle variazioni nei fenomeni naturali che non consentono di dare indicazioni univoche su clima e ore di luce e buio. In linea di massima si può dire che esiste una contrapposizione tra il suo fianco orientale e quello occidentale che non è solo linguistica, ma anche climatica (a est le temperature sono più basse per l’influenza di una corrente fredda che scende dal Polo Nord). A questa differenza climatica corrisponde una diversa presenza umana e di servizi, con la costa ovest più abitata (qui si trovano la capitale Nuuk con i suoi 24.000 abitanti e altri 14 dei 18 comuni dell’isola);
- gli inuit non vivono solo con la Groenlandia, ma anche con il Canada e l’Alaska. Gli igloo, le famose abitazioni di ghiaccio, venivano costruite solo nell’area canadese ed erano la soluzione abitativa della stagione invernale (in estate stavano in tenda). Le abitazioni invernali degli inuit groenlandesi, invece, sono delle basse strutture in pietra e legno che ricordano le case di torba islandesi.
Io sono stata sul fianco orientale della Groenlandia, all’altezza di Tasiilaq. E nelle prossime settimane proverò a raccontare il nostro incontro.
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