Nel 2021 l’aria che respiriamo è fatta di azoto, ossigeno, argon, inquinamento e comunicazione. Qualcuno, esasperato dalle notizie o col pallino per la sintesi, potrebbe anche dire che l’ultima si può includere nella penultima. La comunicazione, comunque, è lì. E per alcuni è come l’acqua per i pesci di David Foster Wallace: ci nuota dentro senza notarlo. Come per i pesci di Wallace, si può vivere in questo modo, ma se si presta attenzione all'”acqua” si recuperano possibilità di soddisfazione.
Fare comunicazione
Una qualche reazione emotiva è la prima cosa che accade: paura, diffidenza, sospetto, rabbia, orgoglio, entusiasmo. Poi si può battere in ritirata, andare in cerca degli strumenti per maneggiarla oppure scapicollarsi nella mischia.
Battere in ritirata è un po’ illusorio, pardon. Che cosa riempie la grotta sottomarina in cui il pesce si nasconde? Oltre al pesce, intendo. Acqua!
Scapicollarsi è rischioso. Il prezzo che si può pagare è alto e la moneta corrente è stampata su fogli preziosi di credibilità e sicurezza.
Cercare gli strumenti è impegnativo. Sia perché la comunicazione ha tante forme quanti sono i mezzi a disposizione per veicolarla: immagini, video, audio, testi, persone e tutte le loro possibili combinazioni. Sia perché, una volta raccolti i mezzi, resta da capire per che cosa utilizzarli, che cosa comunicare, e quale sia la modalità più adatta al caso.
L’identità come soluzione
Parlare d’identità significa fare chiarezza su:
- chi siamo;
- che cosa vogliamo e che cosa no;
- qual è il nostro mestiere e quale il modo personalissimo in cui lo svolgiamo;
- che cosa possiamo fare per gli altri e che cosa, invece, “dio ce ne scampi“.
Non si può dare per scontata, perché è l’identità che determina contenuti e forme della comunicazione, le dà coerenza e credibilità. E non si deve pensare che sia semplice, perché mentre si mette a fuoco la propria identità emergono paure, timori, convinzioni, vocine interiori strillanti. Può capitare di paralizzarsi e di sentire il bisogno di chiedere aiuto.
Lavorare sulla propri identità è scomodo come sembra. Eppure il risultato è entusiasmante e ricco di possibilità.
- Si sente di avere un posto per sé;
- gli argomenti vengono a galla senza forzature;
- si percepisce l’importanza che può avere per gli altri (rilevanza) quel che si vuole comunicare;
- si hanno criteri per ragionare su come comunicarlo.
L’identità è tutto ciò che conta
L’identità è il punto di partenza e di arrivo, è la ragione per cui comunicare, il punto di vista dal quale farlo, l’oggetto e lo strumento. È il senso e il valore: è tutto quello che conta. Senza identità le differenze perdono spessore, la realtà diventa monotona e sia chi comunica sia chi fruisce la comunicazione perde entusiasmo e interesse.
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