Viaggi
Ho sempre voluto essere altrove: un luogo era interessante sino a quando non ci arrivavo, una situazione era interessante sino a quando non l’avevo abitata per un istante. Poi ricompariva il desiderio di andare altrove ed era un’urgenza, una sensazione fisica che ho sempre scambiato per fame. Il mio luogo era il movimento, ma io non lo sapevo.
Il movimento richiede spazi infiniti, utilizza i confini solo per avere un riferimento e le parole per trovare contatti; non ha il suo senso nella direzione– in un andare verso, ma solo nell’andare altrove perché è nel suo essere né qui né là che può esistere e solo conoscendo il qui e il là impara il significato di essere sé stesso.
Non mi importa dove stia andando perché non credo ci sia una destinazione da raggiungere, un obiettivo da inseguire: mi muovo perché il mio Senso possa stare in equilibrio.
Non mi importa in quanto tempo raggiungerò la meta verso cui mi sto muovendo né se la raggiungerò: ciò che conterà sarà essere pronta al viaggio, pronta ad affidarmi alla meta- quale che sia, perché dispiegandosi mi dispieghi, oltre ogni aspettativa; pronta a cercare di capire e, quando penserò di avere capito, a cercare di capire meglio o di capire altro.
Non potrò andare ovunque, ma le infinite possibilità dell’esplorazione mi daranno la piena libertà per riuscire a costruire la mia personale mappa del mondo, specchio a due facce che mostrando l’altro mi mostra a me stessa.
Regalandomi, a ogni errore, l’opportunità di partire di nuovo.