Solitudini
Tutta la solitudine che ti vuoi meritare
Il mio percorso personale sul tema della solitudine è iniziato in viaggio, fotografando terre “fredde e solitarie”.
La prima spinta è arrivata a febbraio 2015 mentre percorrevo la costa meridionale dell’Islanda, poi ad agosto dello stesso anno è arrivata nuova ispirazione dall’Islanda in versione estiva. A distanza di un anno sono tornata in terra islandese via terra e via mare: partita in auto dall’Italia, dopo una breve sosta alle Isole Faroe ho fatto il giro completo dell’isola in senso antiorario cercando di stare il più possibile sulla costa. Infine, nell’estate 2017, è stata la volta della Groenlandia orientale, facendo base alla Casa Rossa di Robert Peroni, dove sono tornata per un mese nell’inverno 2018.
Fotografavo luoghi senza alcun intento di raccontare dove mi trovassi, piuttosto ero spinta dalla necessità di mettere a fuoco e cristallizzare le emozioni suscitate dall’ambiente che attraversavo. Volevo dare un volto a quanto stavo vivendo. Non fotografavo persone, perché di loro mi accorgevo di conservare ricordi. Scattavo fotografie perché custodissero le mie sensazioni e perché io potessi raccoglierle, divertita dall’idea che a uno spettatore estraneo le mie immagini raccontassero solo di un mondo lontano, ridotto a combinazioni di linee, forme e colori.
Osservati dalla poltrona di casa, invece, gli scatti che ho raccolto hanno dato concretezza a un percorso personale altrimenti difficile da percepire. Partita dalla convinzione che la solitudine non si debba necessariamente subire ma che la si possa persino desiderare, sono arrivata a godermi gli istanti in cui la solitudine ci appare al massimo della sua potenzialità, quelli in cui non ci toglie nulla ma, al contrario, ci aiuta a crear-ci.
Così la solitudine diviene custode gelosa delle nostre emozioni ed esperienze o persino strada privilegiata di conoscenza; capacità di stare con sé stessi e premessa per un incontro effettivo con l’altro; ingrediente essenziale perché la compagnia sia reale e non una via di fuga da sé stessi; luogo sconfinato che ci mette in contatto con l’universo e ci fa sperimentare la nostra indipendenza. La solitudine come terreno di conquista della propria individualità, che trova nel viaggio il suo non-luogo d’elezione e attraverso la fotografia il suo volto.
I luoghi che ho visitato, nella loro successione, hanno messo in moto un ragionamento personale riguardo la solitudine: che cos’è per me la solitudine? Come la vivo? Come potrei viverla? Che cosa dà e che cosa toglie? Sempre che tolga qualcosa… Il fatto interessante è che il mio ragionamento (come sempre succede) è già stato fatto da altri. Allora ho deciso di renderlo evidente utilizzando una serie di aforismi come intermezzo tra le mie fotografie, e ne è nata una serie di 4 video presentata durate serate dedicate di tre circoli fotografici della provincia di Bergamo. Dalla serie di video ho tratto poi un’esposizione fotografica che è stata ospitata al Dalmine Maggio Fotografia 2018 e da alcuni locali della città di Dalmine. Puoi trovare qui i dettagli degli eventi.
La solitudine è una s#iga
Chi la subisce, chi la ricerca, chi pensa di doverle sfuggire e chi trova confronto solo in lei. La solitudine sa essere luogo individuale di scoperta e coltivazione di sé, spiga tra tante, oppure condanna inevitabile e imprevedibile, spinosa sfiga.
Esiste uno spazio dedicato alla condivisione della propria esperienza con le due facce della stessa medaglia? E, magari, scoprirne sfaccettature nuove? Mais oui! A maggio 2021 è nato il gruppo Facebook “La solitudine è una s#iga“, gestito da me e da Le radici e i rami – Samira Airoldi – Psicologa, e, da agosto 2021, anche un gruppo WA, per chi di Faccialibro proprio non vuole sentir parlare (per essere aggiunti basta scrivere a lasolitudinespigaosfiga@gmail.com indicando il proprio numero di telefono).